martes, 1 de febrero de 2011

Pronunciamiento sobre las luchas en Egipto y el resto del mundo trabajador (traducción al Italiano)

LO STESSO CUORE, LA STESSA NECESSITÀ DI VIVERE.
¡CAMBIEREMO IL MONDO ALLA BASE!

I lavoratori del mondo intero sono gli unici che possono porre fine allo sfruttamento e all’oppressione sociale capitalista e liberarci dalla miseria che affligge tutta l’umanità. Questa non è una creazione ideologica nostra, o un’invenzione profetica comunista, ma una realtà storica, che smentisce ogni ideologia borghese e si manifesta con le combattive lotte di massa proletarie che si svolgono in ogni angolo del mondo.
Il proletariato dimostra una volta di più la sua condizione di classe rivoluzionaria; tutto il mondo vibra sorpreso dagli ultimi avvenimenti in Egitto e nei paesi vicini. I borghesi piangono, si riuniscono, cospirano, chiamano i loro economisti, i loro funzionari e profeti, ma non sanno che fare di fronte alle rivolte e ai sollevamenti degli sfruttati. Migliaia e migliaia di nostri fratelli si sollevano, rompono le catene che li sottomettono alla macchina borghese e prendono la loro vita nelle proprie mani. D’altra parte non gli resta altra strada quando si guardano intorno e vedono lo stesso dolore nelle loro vite, la stessa preoccupazione per il futuro dei loro figli, l’indignazione per l’ingiustizia, e, ancora più importate, vedono che solamente loro possono cambiare la loro infame esistenza. Gli scioperi, le proteste di strada, l’occupazione di uffici, le barricate, i dibattiti spontanei, l’organizzazione di quartiere autonoma, i servizi collettivi, sono le strofe della poesia chiamata rivolta sociale.
Sappiamo bene, noi che scriviamo, che i nostri fratelli hanno sfidato il coprifuoco, i carri armati, i blindati, i candelotti lacrimogeni, il fucili, le pallottole, la polizia e i soldati. Paura della morte? Tutti i giorni ci alziamo ed esistiamo per lavorare, arricchire altri, fare quello che ci ordinano ed essere messi per strada quando ci “usuriamo”; l’unica paura che possiamo avere è passare per questo mondo e non sapere cosa significa veramente vivere. Questo è il motore della lotta ed è anche la dimostrazione che la classe lavoratrice si sta rialzando, che le pallottole non possono uccidere la speranza di un mondo nuovo e che solo noi possiamo liberare l’umanità dalla schiavitù salariata.
I quartieri del Cairo, di Suez e di Alessandria esistono per lottare, il pugno alzato è la costante di questi luoghi. Geograficamente siamo tanto lontani da questi quartieri, ma siamo tanto vicini negli interessi che stanno difendendo. Noi, una parte dei lavoratori del Perù, siamo parte di questa grande massa di sfruttati, viviamo e sentiamo lo stesso sfruttamento, la stessa miseria, lo stesso putridume di un sistema che si alimenta con la nostra vita, quella dei nostri figli, della loro innocenza, dei nostri padri, della loro fatica, dei nostri fratelli, della loro gioventù, delle nostre risate, allegria e sogni. Ma siamo anche parte della speranza, di un potere che nasce, di un pugno che si alza e colpisce, talvolta a tentoni, ma ogni volta più vicino all’obiettivo. Francia, Gran Bretagna, Italia, Grecia, Tunisia, Algeria, Cina, Bangladesh e adesso Egitto, sono parte di un gigante che comincia a rialzarsi, di un gigante che comincia a ricordarsi delle sue vecchie battaglie contro il demonio antropofago chiamato Capitalismo, e vede un futuro più promettente.
La classe sfruttatrice, i padroni di tutto, i padroni del mondo, quelli che si sono appropriati della nostra vita, vogliono farci pensare che le lotte che stiamo sviluppando sono per ottenere la democrazia, per cacciare qualche politico corrotto, per conquistare più “libertà” nel capitalismo. Cercano di farci credere che lottiamo solo per riformare lo sfruttamento e la miseria, che lottiamo non per farla finita con questo mondo borghese, per andare alla radice dei nostri problemi, ma per renderlo un “poco meglio”. Non dobbiamo consentirgli questi inganni, da qui denunciamo questi ideologi borghesi vestiti da “nostri difensori”, questi “estremisti” di sinistra, nazionalisti, socialdemocratici, che vogliono deviarci dalla nostra lotta perché vogliono dirigerci, vogliono che dedichiamo la nostra vita per portare loro al potere e continuare a vivere con la servitù e la schiavitù. Solo i lavoratori, organizzati autonomamente possono creare un nuovo potere per decidere cosa fare delle nostre vite e del mondo che solo noi facciamo muovere.
Mentre scriviamo questa presa di posizione, in Egitto si riuniscono milioni di nostri fratelli, senza paura e con il cuore aperto, l’umanità prende respiro, la sua esistenza dipende dalle nostre future lotte. In realtà non sappiamo come finirà questo processo di combattività, questa tappa della lotta storica degli sfruttati contro gli sfruttatori, non sappiamo nemmeno se il peso delle ideologie religiose e gauchiste avrà presa sui nostri fratelli. Quello che però sappiamo è che questo non finirà con una riforma, non finirà con l’uscita di qualche presidente. Ogni generazione proletaria si nutre delle lotte, prende fiducia in se stessa, nell’insieme delle lezioni che la classe ci ha lasciato. La solidarietà è stata presente e sarà presente in questo processo, solo uniti siamo forti. Comunque finirà questa battaglia, sarà un avanzamento per noi in questa guerra contro il capitale.
La nostra vittoria finale si avvicina ogni giorno, già non è tanto lontano quanto pensavamo, anche se resta da percorrere un lungo cammino. L’esempio dell’Egitto, come della Grecia, della Tunisia, alimenta lo spirito rivoluzionario e segnala il cammino che bisogna seguire; sono le scintille della grande esplosione che sarà la rivoluzione.
Da qui sentiamo il clima della lotta proletaria al Cairo, a Suez, ad Alessandria, dal Perù sentiamo questa emozione indescrivibile di sentirci vivi, di sapere che niente è stato vano, che la storia ci appartiene e che il futuro che ci aspetta sarà costruito per l’umanità libera dalla schiavitù salariata, libera dalle classi sociali, libera dallo sfruttamento.
Benché il cammino non sia chiaro e che le nostre azioni non sono ancora in grado di raggiungere l’obiettivo, quanta allegria sentiamo al sapere che ci stiamo liberando delle vecchie catene, che la classe comincia a riconoscere il suo vero nemico e quale debba essere la maniera di affrontarlo. Le armi della classe sono state massicciamente evidenziate: il Dibattito, le Assemblee, lo Sciopero, la Riflessione, la Solidarietà, la Fiducia nel Futuro, ecc.
Vogliamo finire ringraziando di tutto cuore i fratelli lavoratori che stanno lottando, siamo con loro, ci hanno riempito di felicità, hanno riempito di sangue rivoluzionario le nostre vene. Siamo vicini a voi, parte della rivoluzione mondiale di domani.
All’erta Proletari, un nuovo mondo ci aspetta.
Proletari di tutti i paesi, uniamoci!

Grupo de Esclarecimiento Comunista - G.E.C. (Gruppo di Chiarificazione Comunista)
Martedì, 01 febbraio 2011

Pronunciamiento sobre las luchas en Egipto y el resto del mundo trabajador

EL MISMO CORAZÓN, LA MISMA NECESIDAD DE VIVIR…
¡CAMBIAREMOS EL MUNDO DE BASE!

Los trabajadores del mundo entero son los únicos que pueden acabar con la explotación y opresión social capitalista y absolvernos de la miseria en la que se descompone toda la humanidad. Esto, no es una creación ideológica nuestra, ni una invención profética comunista, sino una realidad histórica, que se rebela contra toda ideología burguesa y se manifiesta con las masivas y combativas luchas proletarias a lo largo y ancho del globo.
El proletariado demuestra una vez más su condición de clase revolucionaria, todo el mundo vibra sorprendido con los últimos acontecimientos en Egipto y los países aledaños. Los burgueses lloran, se reúnen, conspiran, llaman a sus economistas, a sus asesores y profetas, no saben qué hacer con las revueltas y levantamientos de los explotados. Miles y miles de hermanos nuestros se levantan, rompen las cadenas que los sujetan a la maquinaria burguesa y toman su vida en sus manos. No les queda otro camino tampoco, se miran y ven el mismo dolor en sus vidas, la misma lastima por el futuro por sus hijos, la indignación por la injusticia, y lo más importante: ven que solamente ellos pueden cambiar su infame existencia. Las huelgas, las protestas callejeras, la toma de locales, las barricadas, los debates espontáneos, la organización autónoma barrial, los saqueos colectivos, son las estrofas de la poesía llamada revuelta social.
Nunca han tenido nada, nosotros, los que escribimos esto, lo sabemos muy bien, nuestros hermanos han desafiado el toque de queda, los tanques, las tanquetas, las bombas lacrimógenas, los rifles, las balas, a los policías y militares. ¿Miedo a la muerte? Todos los días nos levantamos y existimos para trabajar, enriquecer a otro, hacer lo que nos ordenan y ser echados a la calle cuando nos “gastamos”; el único miedo que podemos tener es al de pasar por este mundo y no saber lo que es vivir de verdad. Este es el motor de la lucha y es también la muestra de que la clase trabajadora despierta, de que las balas no pueden matar la esperanza de un mundo nuevo, y que sólo nosotros podemos emancipar a la humanidad de la esclavitud asalariada.
Los barrios en El Cairo, Suez y Alejandría existen para luchar, el puño levantado es la constante en dichos lugares. Estamos tan distantes de esos barrios geográficamente, pero tan cerca estamos en los intereses que ahí se defienden. Nosotros, un sector de los trabajadores en Perú, somos también parte de esa gran masa desposeída, que vive y siente la misma explotación, la misma miseria, la misma podredumbre de un sistema que se alimenta de nuestra vida, de nuestros hijos, de su inocencia, de nuestras padres, de su cansancio, de nuestros hermanos, de su juventud, de nuestras risas, alegrías y sueños. Pero también somos parte de la esperanza, de un poder que surge, de un puño que se levanta y golpea, aun a tientas, pero cada vez más cerca del objetivo, Francia, Gran Bretaña, Italia, Grecia, Túnez, Argelia, China, Bangladesh y ahora Egipto, son parte de un gigante que comienza a despertarse, de un gigante que comienza a recordar sus antiguas batallas contra el demonio antropófago llamado Capitalismo, y ve un futuro prometedor.
La clase explotadora, los dueños de todo, los dueños del mundo y los que se han apoderado de nuestra vida, nos quieren hacer pensar que las luchas que estamos desarrollando es por alcanzar la democracia, es por expulsar a algún político corrupto, es por buscar más “libertad” dentro del capitalismo. Nos quieren hacer creer que luchamos sólo por reformar la explotación y la miseria, que luchamos no por acabar con este mundo burgués, por la raíz de nuestros problemas, sino para acomodarlo “un poco mejor”. No les vamos a permitir estos engaños, nosotros desde aquí, denunciamos a estos ideólogos burgueses que vestidos de “nuestros defensores”, estos izquierdistas, nacionalistas, socialdemócratas, nos quieren desviar de nuestra lucha porque quieren dirigirnos, quieren que demos nuestra vida para llevarlos a ellos al poder y seguir continuando con la servidumbre y esclavitud. Sólo los trabajadores, organizados autónomamente, podemos crear un nuevo poder para decidir qué hacer con nuestras vidas y con el mundo que sólo lo movemos o paramos nosotros.
Mientras escribimos esta especie de pronunciamiento, en Egipto se reúnen millones de nuestros hermanos, sin miedo y con el corazón al descubierto, la humanidad toma un respiro, su existencia sólo depende de nuestras futuras luchas. En realidad no sabemos cómo terminará este proceso combativo, esta etapa de la lucha histórica de los explotados contra los explotadores, no sabemos aún si el peso de las ideologías religiosas e izquierdistas habrá calado en nuestros hermanos. Pero lo que sí sabemos es que esto no acabará con una reforma, no acabará con la salida de algún presidente. Cada generación proletaria se nutre de las luchas, toma confianza en sí misma, en el conjunto de lecciones que la clase nos ha dejado. La solidaridad ha estado presente y estará presente en este proceso,  sólo unidos somos fuertes. Termine como termine esta batalla, será un gran avance para nosotros en esta guerra contra el capital.
Nuestra victoria final se acerca cada día, ya no está tan lejana como lo pensábamos, aunque quede un largo camino por recorrer. El ejemplo de Egipto al igual que Grecia y Túnez alimenta el espíritu  revolucionario y señala el camino que debemos seguir; son los chispazos de la gran explosión que será la revolución.
Desde aquí sentimos el ambiente de lucha proletaria en el Cairo, Suez, Alejandría, desde Perú sentimos esa emoción indescriptible de sabernos vivos, de saber que nada fue en vano, que la historia nos respalda, y que el futuro espera ser construido por la humanidad libre de la esclavitud asalariada, libre de las clases sociales, libres de la explotación.
Aunque todavía el camino no sea claro, y nuestros golpes no estén destinados al objetivo concreto, cuanta alegría sentimos al saber que nos liberamos de las viejas ataduras,  que  la clase empieza a reconocer a su verdadero enemigo y como debe ser la forma de enfrentarlo. Las armas de la clase han sido desempolvadas masivamente: El Debate, Las Asambleas, La Huelga, La Reflexión, La Solidaridad, La Confianza en el Futuro, etc.
Terminamos dándoles las gracias de todo corazón a los hermanos trabajadores que están luchando, somos parte suya, nos han llenado de felicidad, han llenado de sangre revolucionaria nuestras venas. Seremos, junto a ustedes, parte de la revolución mundial del mañana
Alerta Proletarios, un nuevo mundo nos espera.
¡Proletarios de todos los países, unámonos!

Grupo de Esclarecimiento Comunista – G.E.C.
Febrero 2011

jueves, 13 de enero de 2011

Presentación

1. Sobre nuestra organización. El GEC es una organización de clase proletaria, conformada por jóvenes estudiantes y asalariados. Nos comprendemos dentro del movimiento comunista internacional. Nuestro objetivo como minoría proletaria consciente de su papel histórico, es contribuir al desarrollo de la lucha de clases hasta la abolición del capital (como relación de explotación y dominación) y la llegada de la sociedad comunista. Este objetivo no es un bello ideal utópico, sino una necesidad inherente a nuestra condición de clase.

La lucha revolucionaria por el comunismo no comienza con nosotros, ni tampoco con las organizaciones e individuos comunistas que actualmente trabajan por el mismo fin. Esta lucha histórica se produce desde que la clase proletaria aparece en la historia. Es por eso que las luchas que nuestros hermanos de clase han desarrollado en el pasado, nos sirven en la actualidad como lecciones y guías para enfrentar al enemigo capitalista y su Estado burgués con un marco teórico histórico. Esto, por un lado, nos hace rechazar el electoralismo (participación en elecciones), el parlamentarismo, el planteamiento de la liberación nacional, el antiimperialismo, la teoría del socialismo en un solo país, los frentes únicos, a toda la izquierda del capital (leninismo, estalinismo, trotskismo, maoísmo, anarquismo, nacionalismo, indigenismo, etc.) y, por otro lado, nos hace entender al proletariado como única clase revolucionaria, defender el internacionalismo proletario, comprender que la lucha es contra toda forma de capital (“extranjero y nacional”), asumir la necesidad de la formación del Partido Comunista y de la dictadura del proletariado durante el periodo de transición del capitalismo al comunismo (con los consejos obreros, los comités de fábrica-barriales y el Estado-Comuna en extinción).

Nosotros como minoría revolucionaria comprendemos que el trabajo que desarrollamos no está afuera o encima de la clase, sino dentro de ella. No nos asumimos como una vanguardia iluminada que tiene que llevar el conocimiento a los demás proletarios, esta conciencia no vendrá desde afuera, no será creada en un laboratorio para luego ser inyectada a la clase como plantean los leninistas. La emancipación del proletariado debe ser obra del propio proletariado, puesto que éste desarrolla su conciencia con la misma lucha; con cada victoria gana madurez, gana confianza en sí mismo. Con cada avance que se tiene, con cada experiencia de lucha proletaria se van creando organizaciones, minorías de proletarios que están obligados a comprender el papel de su clase en la historia, y trabajar con perspectivas científicas por la revolución comunista. “Los comunistas no tienen intereses que los separen del conjunto del proletariado… No proclaman principios especiales a los que quisieran amoldar el movimiento proletario. Los comunistas sólo se distinguen de los demás partidos proletarios en que… destacan y hacen valer los intereses comunes del conjunto del proletariado, independientemente de su nacionalidad… y en que, las diferentes fases de su desarrollo por la que pasa la lucha entre el proletariado y la burguesía, representan siempre los intereses del movimiento en su conjunto.” Manifiesto del Partido Comunista – La Liga de los Comunistas.

Como conclusión, nuestra organización se pone al servicio de los intereses del proletariado, se pone al servicio consecuente de la lucha proletaria mundial, asumiendo que sólo le queda dos caminos a la humanidad: Comunismo o Barbarie.

2. Sobre la teoría revolucionaria del proletariado. El marxismo es la teoría revolucionaria y científica del proletariado para la abolición del capitalismo y la construcción del comunismo.

Entendemos que esta teoría sistematiza las lecciones de la lucha de nuestra clase a lo largo de la historia, explica y expone la dinámica del capital y la contradicción capital-trabajo y plantea las tareas actuales de la clase para así tener clara la perspectiva revolucionaria del proletariado.

El marxismo no es invención de Carlos Marx, sino es el aporte histórico y vivo de las minorías comunistas como sector consciente del proletariado. No es la teoría de un hombre, sino de la clase misma, por eso se desarrolla y se nutre de la lucha proletaria. El punto de por qué lleva su nombre, es porque en el momento que el proletariado rompió con posiciones utopistas, sectarias y conspirativas, Marx contribuyó grandiosamente a cambiar de página y mostrar el fin comunista con una base científica, explicando las relaciones capitalistas, la naturaleza del Estado y la presencia en la historia de la clase proletaria. Marx realizó este aporte como un militante más dentro de las diferentes organizaciones del movimiento comunista internacional en las que participó a lo largo de su vida.

En concreto, nos reivindicamos del aporte de la lucha proletaria en general, y en particular del aporte que nos han dejado las organizaciones comunistas internacionales del proletariado: la Liga de los Comunistas donde participaron Marx y Engels (1847-52), las tres Internacionales (la Asociación Internacional de los Trabajadores, 1864-72, la Internacional Socialista, 1884-1914, la Internacional Comunista, 1919-28 – hasta su Tercer Congreso), y de algunas de las posiciones defendidas por Fracciones Comunistas que se fueron separando en los años 1920-30 de la Internacional Comunista en su proceso de degeneración, debido a la contrarrevolución surgida luego de la derrota de la oleada revolucionaria de 1917 al 1921, aproximadamente. Todas esas organizaciones han asumido y desarrollado el marxismo en una dinámica de lucha de clases.

¡Proletarios de todos los países, unámonos!

Grupo de Esclarecimiento Comunista – G.E.C.
Enero 2011

domingo, 13 de junio de 2010

Pronunciamiento sobre la "Contracultura" repartido en un evento musical

¡AHORA O NUNCA!

Estimados hermanos, saludamos que se abran espacios de crítica  social, que desde todo sector se pueda organizar movidas por llamar a la conciencia de los explotados y plantear la lucha real por una nueva sociedad, en la cual no se tenga como base la explotación del hombre por el hombre. Los movimientos, que desde el arte, critican y luchan contra el capitalismo, son una muestra más de que es posible pensar en un mañana mejor, de que no todo está perdido y que la resistencia a la imposición del modo burgués de vida se mantiene más fuerte que nunca.
Es importante también que la lucha misma rompa las barreras artísticas, sindicales, de sectores, y se organice a nivel nacional y mundial, que no se luche como artista, obrero, o estudiante, sino que se luche como parte de una clase oprimida que todo los días sufre los estragos de vivir en este mundo capitalista. Aquí les dejamos unas palabras para el debate:
Es innegable la inmensa miseria en la que vivimos las grandes mayorías de seres humanos en el planeta; hambre, desnutrición, delincuencia, peleas callejeras entre hijos de los explotados, sistemas educativos al servicio de los ricos, desempleo, es algo que vivimos día a día. El sistema que rige el mundo en la actualidad, el capitalismo, ha demostrado ser un nuevo sistema de opresión y explotación, como lo fue en su tiempo el esclavismo y el feudalismo. Una minoría privilegiada puede vivir a costa de la sangre, sudor y sufrimiento de las grandes mayorías de la sociedad. El Estado es un ente que permite y legaliza este orden social.
Por tal motivo debemos de tomar conciencia de que el mundo entero es creado por nosotros, los trabajadores, y sin embargo, no somos dueños de nada; en este sistema los que trabajan no adquieren y los que adquieren no trabajan. Las condiciones en las cuales nos explotan son despiadadas. Nosotros somos los productores de toda la riqueza social, con nuestra fuerza e inteligencia creamos todo lo útil para vivir felices en comunidad. Mientras nosotros vivimos en la miseria, los burgueses viven como zánganos a costa de nuestra sangre y sudor. Nos obligan a trabajar más de 12 horas diarias y nos pagan un salario que no alcanza ni para cubrir las necesidades mínimas.
Ahora, tenemos que tener presente, que no podemos seguir pidiendo sólo mejores salarios, menos horas de trabajo, seguridad laboral, etc., sino apuntar hacia una nueva sociedad. Las luchas reivindicativas sólo son un medio contra la explotación, pero el fin es abolirla
Organicémonos compañeros, como parte del proletariado internacional. Las crisis de este sistema, siempre serán pagadas por nosotros. No podemos seguir tolerando más explotación, debemos de asumir métodos de lucha más efectivos.
La burguesía tiembla ante una revolución proletaria, nosotros no tenemos nada que perder en ella más que nuestras cadenas, tenemos en cambio un mundo entero que ganar.
Juntos: obreros, maquinistas, profesionales, técnicos, choferes,  ambulantes, carpinteros, cobradores, estudiantes, hermanos trabajadores de todos los sectores, explotados del mundo entero tenemos que construir con nuestras propias manos, la nueva sociedad.

Círculo Científico de Análisis Social "Sociedad y Ciencia"
13 de Junio de 2009

jueves, 10 de junio de 2010

Pronunciamiento en rechazo a las elecciones universitarias y gubernamentales.

¡AHORA O NUNCA!

Es innegable la inmensa miseria en la que viven las grandes mayorías de seres humanos en el planeta: hambre, desnutrición, contaminación, enfermedades de todo tipo, delincuencia, peleas callejeras entre hijos de los explotados, prostitución, sistemas educativos al servicio de los ricos, desempleo, salarios que no alcanzan ni para cubrir las necesidades más básicas, etc., son parte de la vida cotidiana de todos nosotros. El sistema que rige el mundo en la actualidad, el capitalismo, ha demostrado ser un nuevo sistema de opresión y explotación, como lo fueron en su tiempo el esclavismo y el feudalismo. Ahora también una minoría privilegiada puede vivir a costa de la sangre, sudor y sufrimiento de las grandes mayorías de la sociedad.
Tomemos conciencia de que el mundo entero es creado por los trabajadores y, sin embargo, no son dueños de nada; en este sistema los que trabajan no adquieren y los que adquieren no trabajan. Son los trabajadores los productores de toda la riqueza social, son los que levantan los puentes, colegios, carreteras, postas médicas, los que crean los camiones, las computadoras, la ropa, los que cosechan y producen los alimentos, etc., todo esto se produce por las grandes mayorías de la población, pero los que se apropian de todo esto son los capitalistas, los burgueses.
Los capitalistas, la clase dominante y explotadora de la actualidad, ejercen una dictadura en todos los países del mundo, a través de los Estados burgueses. Se impone la ley de la propiedad privada, se legaliza la explotación, se legalizan las clases sociales, se forman escuadrones armados de policías y militares que sirven para cuidar el orden establecido.
Para prevenir cualquier intento de organización de los trabajadores, cualquier levantamiento masivo, cualquier huelga organizada, cualquier germen de pensamiento crítico, revolucionario, etc., la burguesía utiliza todos los instrumentos sociales que tiene en su poder. Mantener a los trabajadores en la más absoluta ignorancia, imponerles la conciencia burguesa, distorsionar su percepción del mundo, tapar toda la podredumbre con frases, eslóganes, educación, religión, etc., es lo que desesperadamente hace para mantener la sociedad actual. Los medios de comunicación, las instituciones educativas, los medios de información, etc., están al servicio de la burguesía y cumplen la función de encubrir la crisis social en la cuál vivimos, de imponernos el modo de pensar de los capitalistas, de hacernos aceptar la explotación. Por otro lado, las fuerzas armadas y la policía aparecen cuando se toma conciencia de que sólo luchando podremos obtener una vida digna y un verdadero futuro de humanidad.
La burguesía sabe que por más mentiras y encubrimientos que haga, todo conlleva a que las grandes mayorías despierten, se organicen y luchen por cambiar este sistema. Es por eso que en la actualidad vemos funcionar libremente, con el más absoluto descaro, otro de sus mecanismos de control social: “Las elecciones”, una de las peores formas de engaño, mistificación, y patraña burguesa. Nos hacen creer que el problema no es la forma como está organizado el sistema, sino que el problema son los que lo dirigen, nos dicen que votando y dando nuestra esperanza a alguien todo nuestros problemas se esfumarán. ¿Estos señores quieren hacernos creer que la lucha por liberarnos de las cadenas de la explotación, que ellos nos han puesto, la harán ellos mismos por nosotros? ¿Que desde los órganos burócratas que existen en todo este sistema, tercio estudiantil, consejo de facultad, congreso nacional, alcaldías, jefe de gobierno, etc., se podrá mejorar nuestras vidas? Cuánto tiempo más vamos a permitir que nos engañen, cuánto tiempo más, compañeros, tendremos que escuchar a estos vendedores de ilusiones, que trafican con nuestra esperanza buscando sólo algún cargo o beneficio a sus partidos.
Las elecciones no son un mal necesario, ni un mal menor, son una expresión más del sistemas, un brazo más del pulpo que nos condena a sueldos de hambre, a jornadas extenuantes, al embrutecimiento a través de sus supuestos “medios de comunicación”.  No podemos ser cómplices una vez más. Debemos rechazar cualquier mecanismo que atente contra nuestros intereses como parte de los explotados y oprimidos a nivel mundial. En este caso las elecciones, los partidos de derecha e izquierda y caudillos que quieran dirigirnos, APRA, Nacionalistas, PPC, MNI, ex radicales maoístas que ahora buscan firmas para participar en las elecciones que antes combatían.
Debemos rechazar de lleno toda clase de desfiguración de nuestra lucha histórica como clase explotada y a la vez revolucionaria en la sociedad.
Organicémonos, compañeros, como parte del sector que sufre día a día la miseria a la que conlleva este sistema. Si no somos nosotros ¿Quiénes más podrán cambiar el orden capitalista establecido? A la lucha compañeros, recordemos que: “La burguesía tiembla ante una revolución proletaria, nosotros no tenemos nada que perder en ella más que nuestras cadenas, tenemos en cambio un mundo entero que ganar.”
Juntos: obreros, maquinistas, profesionales, técnicos, choferes,  ambulantes, carpinteros, cobradores, estudiantes, hermanos trabajadores de todos los sectores, explotados del mundo entero tenemos que construir con nuestras propias manos, la nueva sociedad.
Núcleo Proletario "Sociedad y Ciencia"

sábado, 1 de mayo de 2010

Pronunciamiento por el Primero de Mayo del 2010

¡AHORA O NUNCA!
Como parte del proletariado nos pronunciamos en esta fecha histórica para nuestra clase. El 1ro de Mayo de 1886, nuestros hermanos de clase en USA, salieron a protestar y luchar masivamente; se organizaron grandes masas obreras, con palos, piedras y sus herramientas diarias de trabajo. ¿Qué exigían? ¿Qué reclamaban? ¿Por qué luchaban? Por lo mismo que nos hace salir a las calles este día. Por una sociedad sin explotación, por una sociedad donde los trabajadores no seamos mercancías que se compran y se venden en el mercado, por una sociedad sin clases sociales; en donde no existan más desposeídos, en donde nuestro trabajo sirva para los demás, para la sociedad en su conjunto y no para acrecentar el capital de un empresario.  Por luchar y exigir esto, centenares de proletarios fueron asesinados cobardemente por los perros guardianes del capital, la policía; que no es otra cosa que el aparato represivo de todos los estados burgueses del mundo.
Hoy 1ro de Mayo, debemos entender que esta fecha no puede ser de celebración, un feriado más, un día para la diversión; es una fecha de reivindicación de la lucha proletaria contra el capital y los Estados burgueses. Es una fecha en la cual, mostramos al mundo que existimos como clase revolucionaria y que solo nosotros podremos conseguir con nuestra unión, organizándonos, la abolición de la explotación, de la esclavitud asalariada y una nueva sociedad, en donde el trabajo sirva para hacernos ricos a todos y no a un puñado de parásitos.
En estos últimos años el sistema burgués ha entrado en una crisis sin precedentes, nuestras condiciones de vida a nivel mundial son cada vez más paupérrimas, las empresas privadas o estatales nos pagan miserables salarios que no alcanzan para cubrir las necesidad más básicas, los despidos son comunes, el desempleo es una peste mortal que abunda en todos los países; el robo, la delincuencia, la prostitución, la drogadicción, etc. se han hecho algo normal en nuestras vidas, el sistema nos ha acostumbrado a vivir entre la basura, el desperdicio y la inmundicia mercantil.
Hermanos de clase ¡no más explotación!, ¡no más miseria para nosotros! Con nuestro trabajo, somos los que creamos todo, pero no tenemos nada. El Estado no es un ente neutro, imparcial, ellos legalizan la explotación, ellos lavan el cerebro al conjunto de la sociedad, nos tildan de revoltosos, terroristas, violentistas, nos hacen creer que la felicidad y la vida en paz son posibles comprando sus mercancías y siendo siervos y esclavos del capital. Vamos a seguir esperanzados en los políticos de izquierda, de derecha, en los líderes burócratas del sindicato, de los supuestos partidos que plantean un cambio por una vía burguesa (elecciones, parlamento, etc.) ¡No más engaño! ¡Basta de dejar que otros manejen nuestras vidas! ¡No permitamos más que otros manipulen nuestra lucha de clase!
A nivel mundial nuestra clase comienza a despertar y por fin podemos vernos a los ojos y comprender que todo nos empuja, nos conlleva, a la revolución proletaria. Hoy más que nunca, en todo el mundo, “la burguesía tiembla ante un revolución comunista”, ya que no tenemos nada que perder en ella, excepto nuestras cadenas.
¡Viva la lucha del primero de Mayo!
¡Abolición del capital, extranjero o nacional!
¡Solo nuestra clase cambiará la historia de explotación en el mundo!
¡Proletarios del mundo unidos!

Círculo Científico de Análisis Social "Sociedad y Ciencia"
1ro de mayo del 2010

sábado, 6 de febrero de 2010

Pronunciamiento sobre la lucha de clases difundida en una Reunión Pública en Quito-Ecuador

¡Proletarios de todos los países, uníos!

SOBRE LA LUCHA DE CLASES Y LA FORMACIÓN DEL NPP
Es innegable la inmensa miseria y precariedad en la que vivimos las grandes mayorías de seres humanos en el planeta. El sistema en la cual se encuentra el mundo, el capitalismo, ha demostrado ser un nuevo sistema de opresión y explotación, como lo fue en su tiempo el esclavismo y el feudalismo. La división de la sociedad en clases no es una novedad, y el poder absoluto de la burguesía, de una minoría explotadora, sobre las grandes mayorías trabajadoras es algo ya establecido, y que pareciera algo normal.
Según lo que hemos podido escuchar, leer o estudiar, desde que nacimos, la existencia de las clases sociales es algo natural en la sociedad, nos han hecho creer que los pobres y los ricos siempre han existido y es normal que existan, que no tenemos porque luchar por un nuevo sistema sin explotación, que no tenemos que preocuparnos por solucionar nuestros problemas, que es una utopía querer abolir los privilegios que tienen los ricos, y pensar en una sociedad sin clases es algo ya inútil, además en el colmo del cinismo burgués, se nos dice que para eso está una organización “independiente de la sociedad”: el Estado.
Pues compañeros, nosotros hemos podido entender cuál es la realidad, hemos podido comprender cuál debe ser nuestra visión de ver el mundo. No nos hemos contentado con cifras o frases de los burgueses, nuestra clase, el proletariado, es una clase que ha venido luchando contra la burguesía, por destruir este régimen burgués de producción, que no hace más que traernos guerras, hambre, desnutrición, desempleo, un futuro inseguro para los jóvenes, un terminar terrible de la vida para los ancianos y todo esto porque ellos son los que se quedan con lo producido por todos los proletarios y obreros del mundo entero.
Nosotros hermanos somos los que creamos toda la riqueza de la sociedad y los que no tenemos nada; por esta razón nuestra clase se ha visto obligada a luchar decididamente contra el sistema burgués, este lucha que hemos mantenido y mantenemos con la burguesía ha generado que el proletariado encuentre cual es el camino que debe seguir para la destrucción de este sistema y la implantación de un nuevo sistema social, en el cual la producción social sirva para satisfacer las necesidades del hombre y no para acumular toda riqueza. La misma lucha de clases ha generado organizaciones autónomas del proletariado, de los trabajadores, que sirven tanto para luchar contra la explotación como para abolirla.
Nuestra agrupación el Núcleo Proletario en Perú, es parte del proletariado, ha nacido como expresión de la lucha de clases, seguimos y asumimos el programa histórico del proletariado y estamos completamente decididos a aportar con todas nuestras fuerzas a abolir la explotación del hombre por el hombre, y contribuir a la implantación de la sociedad comunista sin clases y sin explotación. Sabemos que para ello, debemos de seguir debatiendo, organizando, luchando en todo espacio en que nos encontremos, estudiando, profundizando en la teoría científica del proletariado y trabajando por liberarnos de las cadenas de la esclavitud. Por tal motivo el NPP no le pertenece a ningún país, ni a un grupo de individuos en alguna parte del mundo, le pertenece a la clase proletaria mundial.

N.P.P.
05 de Febrero del 2010

sábado, 16 de enero de 2010

Pronunciamiento en Solidaridad con luchas proletarias en Turquía (fábrica Tekel)

Estimados compañeros de clase en Turquía:

Hace muy poco nos enteramos, a pesar del cerco instalado por la burguesía y de sus supuestos “medio de información”, sobre la lucha que siguen ustedes en pos de mejoras en sus condiciones de trabajo y también salariales; en la cual se pone en evidencia la crisis de este sistema. La burguesía nos arroja a condiciones paupérrimas de vida mientras ellos disfrutan con el sudor y la sangre que dejamos en las máquinas (que por cierto nosotros también construimos, con materias primas que nosotros también extraemos a costa de nuestras vidas). La burguesía y sus medios hacen todo lo posible para que no nos enteremos de la lucha de nuestra clase a nivel mundial. Aquí en Perú no llega ni siquiera una pizca de las medidas de lucha que han tomado ustedes hace más de 1 mes; contra esto la clase debe mantener muy abierto los ojos, difundir y propagar toda lucha nuestra, toda victoria nuestra y denunciar también a las organizaciones sindicales oportunistas y a los “jefes” burócratas que trafican con nuestras vidas. Es necesario el apoyo mundial entre nosotros mismo, pues como dice la vieja frase “La emancipación de la clase obrera tiene que ser obra de ella misma”. Saludamos y revaloramos su lucha, porque esa frase ha cobrado vida en ustedes, con sus asambleas y la organización autónoma que han tenido en la huelga.

Nosotros en Perú, somos también parte de una inmensa clase a nivel mundial y sufrimos lo que ustedes sufren en Turquía. Los que nos explotan serán quizá más altos o más bajos, más blancos o más oscuros, de una u otra religión, pero ténganlo por seguro que son igual de explotadores, que de la misma forma viven a costa de nuestro trabajo, de nuestra miseria. Esta clase parasitaria vive a costa de nuestra clase, que es mundial, la clase creadora de la riqueza, por tal motivo dejemos nacionalidades; nos unen nuestros intereses de clase trabajadora. En este momento no tenemos un partido proletario a nivel mundial que nos represente, por eso nosotros desde Perú solo podemos enviarles, en estas palabras cargadas de emoción proletaria, nuestra solidaridad, nuestro sentimiento que a pesar de la distancia se une al suyo.

Vamos fortificando nuestros lazos, a más represión burguesas le oponemos más solidaridad, más unión, más compromiso de clase; y ahora más que nunca con el motivo de esta huelga allá en Turquía, sentimos la responsabilidad de agruparnos autónomamente dentro de nuestra clase. No busquemos alianzas con la burguesía, no caigamos en las mentiras del sindicato que  en Turquía y en todas partes del planeta se muestra ya como enemigo de los trabajadores, como un arma más del sistema capitalista para mantenernos fuera de la lucha directa, abortando huelgas y sentándose a la mesa de los patrones a pedir limosnas, a pedirles migajas del pan que nos pertenece, ese pan que desde el inicio es hecho por el proletariado. Aquí también supuestos lideres y jefecillos se reclaman hacedores de huelgas, paros y luchas, nosotros a pesar de nuestra juventud sabemos que es falso, que los que se llaman representantes de la clase son lobos vestidos de corderos, no existen representantes del proletariado, el mejor representante de la clase es la clase misma. Por eso confiamos en ustedes, confiamos en la lucha que desenvuelven contra la explotación, por un mejor futuro, y dando muestra de lo que unidos podemos lograr, parando la producción y haciendo temblar a la clase burguesa, representada en esta ocasión en el Estado burgués.

Hoy todos nos volvemos a dar cuenta, que no importa si la empresa está en manos de un dueño privado o del Estado, este representa los intereses de la clase dominante, de la burguesía. A pesar de que Tekel está en manos del Estado a siempre los han explotado, por eso, sabemos y les reafirmamos que el Estado burgués nunca solucionará los problemas del capitalismo. Es un cuento que nos han metido los burgueses, nos han hecho creer que el Estado es un ente neutro, imparcial, en el cual podemos confiar para que nos defienda; dicen que es independiente de las clases sociales, cuando no es más que el instrumento de la burguesía para seguir desarrollando el capitalismo explotador, los burgueses hablan por la boca del Estado. Por eso saludamos y estamos completamente entusiasmados al ver que su lucha ha destruido esta ilusión burguesa, su lucha autónoma de clase es muestra de lo que debemos hacer nosotros a nivel mundial, volver a confiar en nuestra fuerza como clase trabajadora y generadora de la riqueza social. Sabemos las penurias que están pasando, luchando contra el frió que se siente, las bombas lacrimógenas, la represión policial, la inestabilidad laboral, y demás avatares a los que nos lleva este sistema de producción burgués. Su lucha enciende esperanzas luminosas para nosotros, que nos identificamos plenamente con ustedes, por eso… ¡a no claudicar camaradas!, nuestra lucha debe sobrepasar las trabas burguesas, el camino será difícil, pero nuestros objetivos lo justifican, el estado deberá retroceder ante la fuerza que están demostrando, su lucha es ejemplo para el proletariado mundial.

Esos burgueses parásitos… ¿cuánto más creen que nos podrán explotar?, ¿cuánto más creen que nos podrán sacar la sangre?, ¿cuánto más piensa que van a vivir de nosotros? Nuestra lucha es histórica; la clase tiene miles de experiencias, no dejen pasar hermanos proletarios la oportunidad de sacar lecciones y aplicarlas a su lucha. Es deber nuestro aprender de la historia y comprender que el mundo es hecho por nosotros, y por tal nos pertenece. La burguesía querrá reprimirlos, querrá parar su lucha, y en el peor de los casos dividirlos, al igual que aquí lo hacen, pero ¿cuántos son ellos? Nosotros somos millones, nuestra fuerza está en la confianza que nos tenemos unos a otros, en que nuestros puños unidos dirigidos contra un solo punto pueden hacer retumbar la tierra y transformarla.

Nos alegra saber que a nivel mundial nuestra clase se vuelve a reencontrar con sus métodos de lucha inherentes a ella. Sabemos que ustedes compañeros se van agrupando en asamblea, que debaten constantemente y toman decisiones (no existe mejor manera de discutir las acciones a tomar). Nos enteramos también que nuestra mejor amiga “la Huelga” está presente en su lucha, esta es el arma histórica de la clase, debemos intentar expandirla, llamar a todos los sectores explotados, como sabemos lo vienen haciendo con los ferroviarios y los del sector  público,  nosotros somos millones, los burgueses son unos cuantos ¡nada ni nadie nos podrá parar!

Comencemos a organizarnos compañeros de clase, usted son la continuación de nuestra lucha, estamos vivos compañeros, ustedes lo demuestran. Son completamente justas sus reivindicaciones, esperamos que transciendan, que la lucha se eleve aun más, recordemos que nuestra clase es la única que podrá liberar a la humanidad entera del yugo capitalista y eliminar el lastre de la sociedad dividida en clases.

Este primer paso, no solo a ustedes, sino también a nosotros nos hace reconocernos dentro de una inmensa marea humana que tiene los mismos intereses. Nos hace saber que su lucha es nuestra lucha, que su triunfo, en el cual confiamos, también será nuestro triunfo, en este momento el proletariado a nivel mundial (somos ejemplo de eso) pone los ojos sobre ustedes, el desenvolvimiento de su lucha nos dará lecciones, es por ello que esperamos que prevalezca la solidaridad, la organización y la lucha autónoma del proletariado.

Compañeros, todo nos une, todo nos empuja a la lucha directa contra el capitalismo, nuestras vidas ya no son vidas nos han convertido en mercancías, ¿qué más podemos perder? ¡Solo nuestras cadenas! En cambio tenemos todo por ganar. Estamos condenados a la victoria.

¡ABAJO LOS SINDICATOS QUE NEGOCIAN LA VIDA DE LOS TRABAJADORES!

¡VIVA LA LUCHA DEL PROLETARIADO INTERNACIONAL!

¡PROLETARIOS DEL  MUNDO ENTERO UNIDOS CONTRA EL CAPITAL!

¡ADELANTE CON LA LUCHA CAMARADAS!



Núcleo Proletario en  Perú
Lunes 15 de Febrero del 2010

jueves, 5 de noviembre de 2009

Pronunciamiento por la movilización estudiantil del 5 de noviembre del 2009 en Lima

¿Lucha estudiantil o lucha proletaria?

Compañeros de clase:
Debemos darnos cuenta, abrir los ojos, ya no podemos seguir creyendo en agrupaciones reformistas que nos traen a pasear por las calles del Centro de Lima, que nos hacen creer que llevando un cartel y una banderola se cambiarán las cosas. Seamos conscientes de la realidad inhumana y miserable en la que vive la clase explotada y oprimida, donde estamos incluidos nosotros, un gran sector de los estudiantes universitarios que en las actuales condiciones económicas hemos pasado a las filas del proletariado.
La burguesía justamente lo que quiere es desunir a nuestra clase, sectorizar, atomizar al proletariado, trata de dividirnos; y las agrupaciones contrarrevolucionarias le siguen el juego para su beneficio partidario, buscando votos para elecciones del Tercio, Consejo de Facultad o algún cargo burócrata en las universidades. ¿Y qué? ¿Nosotros nos vamos a dejar engañar?, ¿vamos a permitir que estas agrupaciones tan “revolucionarias”, tan “clasistas”, tan “combativas”, que no hacen más que figurar en las marchas, nos sigan utilizando como carne de cañón para sus intereses? Parafraseando una frase de Engels, con respecto a los grupos oportunistas que tergiversan la lucha revolucionaria de los explotados por su emancipación, “una de dos, o estos oportunistas no saben lo que dicen y en este caso no hacen más que sembrar la confusión; o lo saben, y en este caso traicionan el movimiento del proletariado. En uno y otro caso, sirven a la reacción”, a la burguesía y al capitalismo nacional y mundial.
Ahora, viendo la cuestión de la lucha estudiantil, ¿cuáles son los planteamientos que se manejan? ¿Qué se está buscando? Nosotros somos conscientes que la universidad, como parte de la sociedad, no va a poder cambiar si es que no cambia la sociedad primero. Dentro de la universidad se pueden exigir y luchar por reivindicaciones necesarias; pero ¿lo haremos con una lucha estudiantil o con una lucha proletaria? La única lucha revolucionaria en la sociedad capitalista, es la proletaria; que como vemos ha sido la que ha podido remover los cimientos de la explotación capitalista en donde ha asumido un papel autónomo y revolucionario.
Los estudiantes desde la perspectiva pequeño burguesa, sólo buscan reformas, cambios de forma en la educación, bibliotecas, mejor infraestructura y hasta “mejores” profesores especialistas, pero eso no es una lucha proletaria, vemos que eso lo puede pedir cualquier estudiante burgués y es más hay países capitalistas en donde el mismo gobierno ha dado estos beneficios, y como bien sabemos no se ha logrado una  verdadera transformación social.
Los estudiantes desde la perspectiva del proletariado, buscan exigir reivindicaciones que sirvan a los intereses de la clase, abolir el costo de matrícula, el excesivo cobro del examen de admisión, la necesidad de los centros preuniversitarios, que se vuelva enseñar el materialismo dialéctico, cursos que sirvan para pensar, reflexionar y criticar. Y bien sabemos que para conseguir esto, no podemos salir a una marcha a bailar, paseando como procesión, llegar a un punto y escuchar que algún seudo-dirigente estudiantil nos diga que hemos logrado algo. Por favor compañeros, cuantos años van que nos siguen metiendo el dedo a la boca, que trafican con la palabra “revolución” y nosotros lo seguimos permitiendo.
Ahora es momento de organizarse, de criticar y debatir, de profundizar en la teoría revolucionaria del proletariado, esclarecernos por nosotros mismos. Y a la vez mantener una lucha directa contra el capitalismo, como clase, exigir reivindicaciones que contribuyan a desarrollar el proceso revolucionario aquí; haciendo todo lo que esté en nuestras manos para conseguirlo. No pidiéndole al Estado burgués nada, sino exigiendo y recuperando lo que diariamente nos roban a nosotros, a nuestros familiares, a las masas oprimidas y explotadas de la sociedad.
¡ABAJO EL REFORMISMO ESTUDIANTIL!
¡SÓLO LA UNIÓN DEL PROLETARIADO PODRÁ LIBERAR A LA HUMANIDAD!

Círculo Científico de Análisis Social "Sociedad y Ciencia" 
                                                5 de noviembre del 2009 


lunes, 26 de octubre de 2009

Invitación para la organización y debate entre proletarios

SIN TEORÍA REVOLUCIONARIA NO PUEDE HABER MOVIMIENTO REVOLUCIONARIO

Compañeros:
Todos podemos ver los grandes problemas sociales, económicos y políticos que afronta el mundo entero; el capitalismo ha demostrado ser un sistema opresor y explotador, que sólo genera destrucción y muerte a su paso. En “respuesta” a ello, sabemos que existen muchas agrupaciones y movimientos que plantean un cambio social, que nos dicen que debemos participar en marchas, en protestas y hasta incluso hacer campaña electorera para tal o cual “representante” político. Lamentablemente, como bien sabemos, hasta ahora no se ha logrado un verdadero cambio social y el sólo ir a protestar y protestar no ha dado resultados efectivos para los millones de explotados en el mundo entero. No existe un replanteamiento de las formas de luchas y muchos menos se ha sacado un balance verdaderamente científico de los 200 años de lucha de los amplios sectores explotados.
Nosotros como jóvenes, como parte de la sociedad oprimida por las clases dominantes, planteamos dar todo nuestro esfuerzo en luchar por una nueva sociedad, dar toda nuestra vida al cambio social, para esto es necesidad no seguir más lo que dice tal o cual supuesto “reformador del mundo”, no queremos continuar siguiendo viejos dogmas de tal o cual supuesto “Partido revolucionario”.
Estamos convencidos compañeros, que nuestra misión ahora es poder estudiar, analizar, criticar y debatir las leyes de la sociedad, teniendo en cuenta que este conocimiento nos servirá para la transformación social. No podemos solamente actuar sin saber el porqué y para qué se está actuando, es necesario profundizar en el estudio de la realidad social, para poder cambiarla.
Queremos ser sinceros compañeros, y desde ya, les mencionamos que no estamos en ningún partido u organización política, pero sí la buscamos y sabemos que ésta sólo puede ser creada y forjada por las nuevas generaciones que se plieguen al estudio y planteamiento de la teoría revoluciona actual. Planteamos un estudio de la realidad desde el punto de vista del materialismo dialéctico y del materialismo histórico, pero no siguiendo dioses o dogmas, sino criticando y viendo lo aplicable a nuestra realidad, que es justamente la base del materialismo dialéctico y que casi todos han olvidado.
Es por eso que convocamos a todos los que estén interesados a plegarse a un estudio crítico, reflexivo y dialectico de la realidad social. No seguiremos más biblias, dioses, ni dogmas, creemos que ha habido muchos compañeros que han aportado en grande al movimiento revolucionario, y que hoy es deber nuestro continuar por el camino científico de la transformación social. Todos los que estén interesados a organizarse para estudiar, fuera de partidos, agrupaciones o movimientos actuales, escríbannos para coordinar fechas para debatir.

Círculo Científico de Análisis Social “Sociedad y Ciencia”
Octubre del 2009

viernes, 23 de octubre de 2009

Pronunciamiento en Solidaridad con la lucha de trabajadores mexicanos por despidos masivos (Francés)

Compañeros aquí dejamos nuestro pronunciamiento en Solidaridad con la lucha de trabajadores mexicanos por despidos masivos traducido al francés por la CCI.
Chers camarades de classe au Mexique,
Nous avons appris avec indignation ce qui est arrivé ce samedi dernier 10 octobre. C’est encore une preuve de la putréfaction et de la deshumanisation dans lesquelles est en train de nous entraîner le système capitaliste.
Au Mexique comme au Pérou, les conditions de vie des travailleurs sont misérables, les entreprises privées ou d’État payent des salaires minables, qui n’arrivent pas à subvenir les besoins de base pour vivre ; les licenciements sont, par contre, le pain quotidien, le chômage est une plaie qui sévit dans les grands centres urbains ; le vol, la délinquance, la prostitution sont devenus monnaie courante dans nos vies, c’est comme si on nous avait habitués, nous les travailleurs, à vivre dans un dépotoir. Les medias, aussi bien au Mexique qu’au Pérou ne servent qu’à attaquer la moindre protestation du prolétariat, quand on exige quelque « droit » que la bourgeoisie nous a promis, alors ils disent de nous qu’on est des révoltés, et quand nous luttons pour exiger ce qui nous revient vraiment parce qu’on est la classe productrice de la société, alors ils nous appellent des terroristes ; dans le meilleur de cas, la presse sert à distraire et à embrouiller les esprits des nôtres. Nous avons pu voir clairement que les medias au Mexique ont élaboré toute une campagne pour discréditer le secteur de l’électricité où travaillent beaucoup d’entre vous. Ce n’est pas un hasard si ces mêmes médias ont évidemment préparé le terrain social pour que les autres secteurs du prolétariat restent résignés et soumis au moment où la répression policière s’est déclenchée pour vous chasser des lieux que vous aviez construits, de vos lieux de travail où vous pouviez assurer vaille que vaille votre subsistance. Frères ! : nous sommes une même classe sociale, là-bas au Mexique ou ici, au Pérou, nous vous apportons notre totale solidarité dans ces moments si difficiles que vous êtes en train de vivre ; nous sommes conscients que l’emploi, le travail, est un maudit mal nécessaire ; nous sommes contre l’exploitation, autant contre celle de l’Etat que celle des patrons privés. Nous savons très bien qu’il faudra lutter pour abolir cette exploitation commune, parce qu’elle est à l’origine de la misère, de la faim et de l’avilissement dans ce monde ; mais jusqu’à ce moment, il faut travailler et, sur cette base, s’organiser pour ne pas se laisser écraser et manipuler par des « leaders » qui se pointent en se prétendant être vos représentants. Ici, au Pérou, beaucoup d’ouvriers, de professeurs, d’étudiants, de chômeurs…ont vécu dans leur chair la tromperie toujours maniée par les syndicats : il est vrai que nous sommes très jeunes et peut-être certains d’entre vous nous diront qu’il existe des syndicats de classe qui luttent véritablement pour vos droits ; eh bien camarades, pour une fois nous vous demandons de faire confiance à la jeunesse, parce que cette jeunesse ne fait confiance qu’à vous-mêmes, à votre force, à votre solidarité et votre unité ; nous sommes avec vous et non pas avec le syndicat, ni avec un quelconque prétendu leader de gauche ou de droite ; nous espérons que vous vous organiserez en tant que travailleurs, que vous débattrez, que vous discuterez, que vous convoquerez des assemblées avec tous les secteurs prolétariens et que vous déciderez vous-mêmes que faire de votre futur. L’isolement serait le poison contre votre lutte ; il faut qu’elle se généralise vers tous les autres secteurs prolétariens ; il ne faut pas que vous ayez peur de demander aux autres camarades qu’ils rejoignent votre cause, qui est la même que la leur. C’est seulement ainsi que la grève, les arrêts de travail ou les manifestations de rues ou tout ce que vous paraîtra efficace, pourront atteindre leur objectif.
Nous vous demandons de nous écouter parce que nous avons vécu les mêmes problèmes que vous et non pas seulement dans le secteur de l’électricité, mais dans tous les secteurs de l’économie. Pour nous c’est clair que le problème n’est pas que celui de la branche de l’électricité, le problème n’est pas que mexicain, il n’est pas que latino-américain ; le problème n’est pas le gouvernement, ni les USA…, le problème c’est le système d’exploitation. Le capitalisme est un système inhumain par nature, ses lois et son État légalisent l’exploitation, les licenciements et le chômage, légalisent les syndicats pour vous tromper, pour que vous vous bagarriez pour la défense deleurs intérêts, qui ne sont autres que les intérêts de la bourgeoisie de réaliser ses profit sur nos vies.
Nous savons que beaucoup d’entre vous ont une famille, des enfants à nourrir, que vous ne voulez évidemment pas vous retrouver sans emploi, que certains voudraient rendre les armes…, mais nous, fils de la classe prolétarienne, qui voyons reflétée chez vous l’image de nos parents et de nos grands frères, nous vous demandons de continuer à lutter, de nous apprendre, de nous éduquer en défendant ce qui vous revient de droit, en ne vous laissant pas marcher dessus par une poignée de bourgeois, par un groupe d’entrepreneurs imbus de vanité et pleins d’argent, eux qui n’ont jamais travaillé. Nous vous demandons, camarades, de continuer la lutte, de vous solidariser, de vous unir jusqu’à exiger le rétablissement des emplois, de mener la lutte contre ceux qui, jour après jour, font que ce monde soit ce qu’il est. Un monde de misère et de pauvreté sur la terre, dans les airs et dans les eaux.
Nous espérons que vous obtiendrez une victoire à cette occasion, nous sommes des milliers d’ouvriers pour un bourgeois, la police voudra freiner votre courage et votre solidarité, de même que les syndicats qui, eux, défendent une patrie qui ne leur appartient pas davantage qu’à vous, défendent des hommes qui les exploitent, défendent ce système vieux et pourri, alors que vous, nos frères, vous défendez la vie, une nouvelle société, un nouvel avenir ; un avenir qui devient chaque jour de plus en plus possible dans l’union serrée de vos poings.
Depuis le Pérou, nous sommes un groupe de jeunes prolétaires, de professeurs, d’ouvriers, de lycéens et d’étudiants et nous vous envoyons notre fraternel salut de classe, nous nous retrouvons avec vous dans votre haine du capital, nous nous joignons à vous dans votre indignation contre les licenciements massifs que vous avez subis et les tâches épuisantes que vous devez subir jour après jour pour ramener du pain sur la table de votre foyer. Nous sommes solidaires avec les luttes que vous menez et que, nous le savons, vous allez continuer à mener. Ne vous rendez pas camarades ! Unissez-vous !, c’est là que réside la force dont vous avez besoin et si elle vous manque, nous sommes là, nous, vos frères prolétariens qui ferons ce qui est dans notre pouvoir pour mener des actions ici et maintenant. Il faut que les grandes masses des exploités se prononcent avec des faits et des mots contre la menace de l’État bourgeois mexicain qui est la même que nous pouvons subir ici au Pérou ou ailleurs dans le monde. Votre douleur est la notre, vos larmes contre l’injustice sont les mêmes que les nôtres, vos poings et votre courage sont les nôtres. D’ici nous vous demandons d’organiser des assemblées générales ouvertes, des débats, des discussions entre vous pour pouvoir vous organiser et affronter les exploiteurs.
Enfin, nous sommes conscients du fait que gagner cette bataille sera un grand succès pour vous, mais une fois l’objectif atteint, il ne faudrait pas s’en contenter, il ne faut pas se contenter de pouvoir retourner au travail. On doit aller plus loin, voir le problème de fond, considérer que le problème est et sera toujours le système capitaliste, et non pas un quelconque Président ou une nouvelle politique. C’est pour cela que nous avons aucune confiance ni dans le Parti nationaliste d’Ollanta au Pérou, ni dans Chavez, ni dans Evo Morales, ni dans le PRI, ni dans le PRD4, ni dans aucun de tous ces partis de gauche de la bourgeoise, quel que soit le radicalisme avec lequel ils se présentent. Nous ne faisons confiance qu’au Parti des travailleurs, le véritable parti du prolétariat qui ne lutte pas seulement contre l’exploitation, les abus et l’oppression du système, mais qui lutte aussi pour la destruction de ce système : nous voulons parler du Parti communiste, le seul qui nous appartient dont la formation est la tâche du moment au niveau mondial, parce que justement c’est dans le monde entier que l’exploitation existe et c’est le rôle du Parti communiste de lutter pour l’abolir et la détruire. Le pouvoir de décider que faire avec la production, que faire du travail que chacun réalise, doit appartenir au producteur, au prolétariat et à personne d’autre.

Camarades : organisation, solidarité et lutte autonome de notre classe avant tout, c’est là que réside notre espoir dans notre lutte contre le capital et sa clique de suiveurs. Stop aux abus, stop à l’humiliation ! La lutte est la seule voie, non pas pour reformer le système, non pas seulement pour obtenir une quelconque revendication nécessaire, mais une lutte pour abolir ce système, parce que tout va continuer toujours pareil, et nos enfants devront continuer à lutter pour ne pas être licenciés par les bourgeois. Allons, camarades, vers la nouvelle société que nous seuls pouvons construire, tous unis vers la révolution prolétarienne mondiale.
A BAS LES GROUPES RÉFORMISTES SOCIAUX-DÉMOCRATES!

A BAS LES SYNDICATS QUI NÉGOCIENT LA VIE DES TRAVAILLEURS!

VIVE LA LUTTE DU PROLÉTARIAT INTERNATIONAL!

PROLÉTAIRES MEXICAINS, PÉRUVIENS ET DU MONDE ENTIER UNIS CONTRE LE CAPITAL

SEULE L’UNION MONDIALE DE CLASSE POURRA LIBÉRER L’HUMANITÉ DE LA MISÈRE!

EN AVANT POUR LA LUTTE, CAMARADES!
 

Lima, 23 de octubre del 2009
 

Pronunciamiento en Solidaridad con la lucha de trabajadores mexicanos por despidos masivos

Estimados compañeros de clase en México:
Nos hemos enterado con indignación lo que ha sucedido este último sábado 10 de octubre. Es una muestra más de la podredumbre y deshumanización a la que nos lleva el sistema capitalista.
En México como en Perú las condiciones de vida de los trabajadores son paupérrimas, las empresas privadas o estatales pagan miserables salarios, el dinero no alcanza para cubrir lo necesario para vivir, los despidos son comunes, el desempleo es una peste que abunda en las grandes urbes de las ciudades; el robo, la delincuencia, la prostitución, etc. se han hecho algo normal en nuestras vidas, es como si nos hubieran acostumbrado a los trabajadores a vivir entre la basura. Los medios de comunicación, en México como en Perú solo sirven para arremeter contra alguna protesta del proletariado, cuando reclamamos y luchamos por exigir algún “derecho” que la burguesía nos ha prometido nos dicen revoltosos, y cuando luchamos por exigir lo que verdaderamente nos corresponde por ser la clase productora de la sociedad nos llaman terroristas; en el mejor de los casos la prensa se dedica a distraer y distorsionar la mentalidad de nuestros hijos, esposas, esposos, amigos, etc. Vemos claramente que los medios de comunicación en México elaboraron toda una campaña de desprestigio contra el sector eléctrico donde gran parte de ustedes trabajan, y eso no es casualidad, obviamente iban preparando el terreno social para que los demás sectores proletarios se queden sumisos cuando llegue la represión policías a desalojarlos del lugar que ustedes habían construido, del lugar de donde podían sacar algo para comer.
Hermanos, somos una misma clase social, allí en México como en Perú, les damos nuestro más sincero apoyo en este momento tan difícil por el que están pasando ustedes, somos conscientes de que el empleo y el trabajo es un maldito mal necesario, estamos totalmente en contra de la explotación privada o estatal, y sabemos que debemos de luchar por abolirla, es el germen de la miseria, el hambre y la perversión de este mundo; pero hasta que llegue ese momento es necesario trabajar y desde ahí mismo organizarse, no dejarse pisotear por lideres que aparecen y dicen ser sus representantes, aquí en Perú muchos obreros, profesores, estudiantes, desempleados, etc. hemos vivido en carne propia el engaño a los que nos tienen acostumbrados en sindicato, es cierto que somos muy jóvenes y que muchos de ustedes nos dirán que hay sindicatos clasistas y que verdaderamente luchan por sus derechos, pues bien compañeros nosotros les planteamos que por esta vez confíen en la juventud, porque esta juventud solo confía en ustedes, en su fuerza, en su solidaridad en su unión, nosotros estamos con ustedes, no con el sindicato, ni con algún seudo-líder de izquierda o de derecha, confiamos en que se organicen como trabajadores, que debatan, que discutan, que convoquen asambleas con todos los sectores proletarios y decidan qué hacer con su futuro. El aislamiento seria el veneno para su lucha, esto se debe generalizar a todos los demás sectores proletarios y no tengan miedo en pedirles a los demás compañeros que se sumen a su causa, que es la misma que ellos, solo de esa manera será contundente la huelga, el paro, la toma de carretas o lo que vean conveniente realizar para lograr su objetivo.
Ahora les decimos que nos escuchen porque nosotros pasamos los mismos problemas que ustedes, y no solo en el sector eléctrico, sino en todos los sectores de la economía, tenemos claro, que EL PROBLEMA NO ES DEL SECTOR ELECTRICO, EL PROBLEMA NO ES MEXICANO, EL PROBLEMA NO ES DE LATINOAMERICA, EL PROBLEMA NO ES EL GOBIERNO, NI USA, EL PROBLEMA ES EL SISTEMA, el capitalismo es un sistema antihumano por naturaleza, las leyes y el Estado legalizan la explotación, legalizan los despidos y el desempleo, legaliza a los sindicatos para que los engañen y los hagan pelear por el intereses de ellos, que no es otro que el intereses burgués de llevarse una tajada de dinero a costa de la vida de nosotros.
Sabemos que muchos de ustedes tienen una familia, hijos que mantener, y que no quieren quedarse sin empleo, y muchos querrán rendirse, pero nosotros hijos de la clase proletaria que vemos reflejados a nuestros padres y hermanos mayores en ustedes, les decimos sigan luchando enséñennos, edúquennos defendiendo lo que por derecho les pertenece, no dejándose pisotear por un puñado de burgueses, por un grupo de empresarios llenos de vanidad y de dinero que nunca han trabajado. Les pedimos hermanos, compañeros, camaradas, que continúe la lucha, que se solidaricen, que se unan hasta exigir la reposición de los empleos, que den batalla a los que día a día hacen que este mundo este como este, con miseria en el aire y pobreza en el agua.
Confiamos que podrán conseguir la victoria en esta ocasión, somos miles de obreros por un burgués, la policía querrá frenar su valentía y solidaridad, como también los sindicatos, pero ellos defienden una patria que no les pertenece, defienden a hombres que los explotan, defienden a este sistema podrido y viejo, y ustedes hermanos, en su lucha defienden la vida, la nueva sociedad, defienden el futuro nuevo; que en sus puños en su unión cada día se hace más posible.
Desde Perú, un grupo de jóvenes proletarios, profesores, obreros, estudiantes secundarios y de universidad les damos nuestro saludo de clase, nos unimos al odio contra el capital, nos unimos a la indignación por los despidos masivos que han sufrido y las penurias que pasan día a día por llevar un pan a la mesa de su hogar. Pero les decimos que nos solidarizamos con las luchas que han desarrollado y que sabemos desarrollaran. No se rindan compañeros, únanse, ahí está la fuerza que necesitan y si les falta, aquí estamos nosotros sus hermanos proletarios que haremos lo posible por hacer acciones aquí y ahora para que las grandes mayorías explotadas se pronuncien con acciones y palabras por la brutal amenaza del Estado burgués en México que sirve igualmente a los intereses de los ricos aquí en Perú que en todas partes del mundo. Su pena es nuestra pena, sus lagrimas por la injusticia es la misma que las nuestras y sus puños y su valor es el mismo en nosotros. Desde aquí les solicitamos asambleas abiertas, debates y discusiones entre ustedes, para organizarse y enfrentar a los explotadores.
Y para finalizar, estamos conscientes que el triunfo en esta batalla será solo de ustedes, pero cuando lo logren no pueden contentarse con eso, no pueden contentarse solo con volver al trabajo, se debe ir más lejos, ver el problema de fondo, ver que el problema siempre es y será el sistema capitalista, y no un presidente o una nueva política. Por eso no confiamos ni el Partido Nacionalista de Ollanta en Perú, ni en Chávez, ni en Evo, ni en el PRI, ni en PRD, ni en ninguno de esos partidos oficiales de la burguesía, por más radical que se pinte, solo confiamos en el Partido de los trabajadores, el verdadero Partido del Proletariado que no solo lucha contra la explotación, el abuso y la opresión del sistema, sino por desaparecer justamente todo esto, por destruir este sistema, hablamos del Partido Comunista que es el único que tenemos y que en este momento es tarea nuestra formarlo a Nivel Mundial, porque justamente donde existe la explotación, que es en todo el mundo, es papel del Partido Comunista luchar por abolirla y destruirla. El poder de decidir qué hacer con la producción, del trabajo que cada uno hace debe ser del productor, del proletariado en este caso, y de nadie más.
Compañeros organización, solidaridad y lucha autónoma de nuestra clase ante todo, es nuestra una esperanza contra el capital y sus secuaces. No más a abuso, no más humillación, la lucha es la única vía, y no para reformar el sistema y no solo para lograr cumplir alguna reivindicación necesaria, lucha para abolir el sistema de lo contrario todo seguirá igual, y nuestros hijos seguirán luchando por no ser despedidos por los burgueses. Vamos compañeros a la nueva sociedad que solo la podemos construir nosotros: unidos, a la revolución proletaria mundial.
¡ABAJO LAS AGRUPACIONES REFORMISTAS SOCIALDEMÓCRATAS!
¡ABAJO LOS SINDICATOS QUE NEGOCIAN LA VIDA DE LOS TRABAJADORES!
¡VIVA LA LUCHA DEL PROLETARIADO INTERNACIONAL!
¡PROLETARIOS MEXICANOS, PERUANOS Y DEL MUNDO ENTERO UNIDOS CONTRA EL CAPITAL!
¡SOLO LA UNIÓN DE CLASE MUNDIAL PODRÁ LIBERAR A LA HUMANIDAD DE LA MISERIA!
¡ADELANTE CON LA LUCHA CAMARADAS!

Lima, 23 de octubre del 2009

jueves, 11 de junio de 2009

Pronunciamiento por los sucesos en Bagua

¡AHORA O NUNCA!

Compañeros:
La muerte de proletarios en la Amazonía es un claro ejemplo de la destrucción a la que lleva este sistema capitalista. Cada día mueren de hambre, de frío y en la miseria, miles, millones de nuestros compañeros de clase en todo el mundo.
Compañeros, nosotros creamos toda la riqueza de la sociedad, la creamos socialmente, pero sólo unos cuantos se apropian de todo, existe una apropiación privada de la producción social. Y esto lo legaliza el Estado burgués. Nosotros no podemos seguir aguantando y tolerando más la explotación, démonos cuenta que sólo nosotros, las clases explotadas, el proletariado organizado, podrá combatir y luchar por un nuevo sistema. Nosotros debemos decidir qué hacer con lo que producimos, ya no aguantemos más explotación, ya no sigamos a líderes burócratas, organicémonos como clase internacional. Demos lucha a la burguesía con huelgas, paros, hasta tomar el poder para liberarnos.
Se debe acudir a una manifestación no para seguir pasivamente las consignas sindicales sino para discutir entre los trabajadores cómo desarrollar una lucha verdaderamente revolucionaria contra el capitalismo. Los paros, las huelgas, las manifestaciones y las acciones que asumimos (los trabajadores) deben servir para luchar por lo que nos pertenece y manifestar que este sistema caduco no puede satisfacer las necesidades de las grandes masas trabajadoras y sólo puede existir a costa de su explotación. Debemos buscar una organización autónoma fuera de los sindicatos burócratas. Las Asambleas Generales, las luchas que se extienden a otros trabajadores, manifestaciones abiertas donde estudiantes, desempleados, trabajadores de otras ramas puedan participar son las alternativas que debemos seguir.
La muerte en la Amazonía debe servir para darnos cuenta, que la lucha de clases, entre los explotados y explotadores, entre el proletariado y la burguesía está más viva que nunca. Los ricos nunca van a dejar de ser ricos, por más Ollanta, Chávez, Evo Morales que aparezcan; no queremos reformas, queremos revolución, no queremos migajas, queremos todo lo que nos pertenece. Construyamos una revolución de trabajadores en general, estudiantes, oprimidos, del proletariado en su conjunto. Las luchas reivindicativas son un medio para frenar la explotación, pero nuestro fin, debe ser abolirla por completo.
Somos los que creamos todo. ¿Queremos seguir viviendo de rodillas, esperando que llegue un presidente nuevo? ¿Cuándo podremos ser nosotros los que decidamos nuestro destino? Nuestra misión es destruir este sistema, destruir la explotación del hombre por el hombre, y no permitir que nuestro trabajo, sirva para que un burgués se haga rico. El trabajo debe servir para nuestra sociedad y para nosotros mismos. Marchemos compañeros rumbo a la nueva sociedad, tomemos el poder. Organicemos y gestemos el poder proletario.
¡Abajo el sistema capitalista genocida, explotador y opresor!
¡Viva la lucha del proletariado internacional!

Círculo Científico de Análisis Social “Sociedad y Ciencia"Jueves 11 de Junio del 2009